Intervento al Senato sul caso Lotti - CONSIP
Intervento al Senato nel corso della discussione sul caso Lotti - CONSIP.
PRESIDENTE.
Dichiaro aperta la discussione. È iscritto a parlare il senatore Augello.
Ne ha facoltà.
AUGELLO (Idea)).
Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli senatori, credo che i colleghi che hanno presentato questa mozione, pur avendo con me un dissenso rispetto al tema di come ci si rapporti con un avviso di garanzia, qualche questione di rilievo la stiano ponendo.
Lei, come cittadino e non certamente come Ministro (in quanto la sua esperienza è talmente breve che risulterà dimenticabile come Ministro), ha tutto il diritto di ricevere un avviso di garanzia e considerarlo come tale, ossia una garanzia per potersi difendere al meglio.
Tuttavia si pone un problema politico, che è stato sfiorato dai colleghi del Movimento 5 Stelle e che io credo vada approfondito, anche perché sono primo firmatario di un'altra mozione, che su questo è incentrata (anzi, mi affido al buon cuore del presidente Grasso, perché venga messa all'ordine del giorno quanto prima).
Il problema politico che si pone lo possiamo sintetizzare nei seguenti termini: lei, ministro Lotti, è accusato in questa vicenda di aver svolto un ruolo che nella malavita ordinaria è il più ridicolo di tutti, quello del "palo".
Secondo l'ipotesi che hanno delineato le anticipazioni giornalistiche sul caso giudiziario in argomento, lei avrebbe sostanzialmente avvertito i vertici della Consip che era in corso un'indagine.
Io non avrei alcuna difficoltà a credere alle sue smentite, d'altronde non è importante che io le creda o meno: questo è un problema che dovrà affrontare con i magistrati e, se vuole, con l'opinione pubblica.
Ho però difficoltà a capire perché oggi l'abbiano mandata in quest'Aula in una condizione francamente impresentabile.
Il 2 e il 4 marzo, rispettivamente su «la Repubblica» e sul «Corriere della Sera», quello che lei sostiene essere il suo calunniatore, che forse voleva prendere anche a capocciate (se non ricordo male, ho letto da qualche parte che ha detto che in un momento di malumore, quando ha saputo questa cosa, gli avrebbe voluto dare una testata), ha fatto delle dichiarazioni.
Questo dirigente della più importante stazione appaltante italiana ha dichiarato ai giornali di aver messo a disposizione il proprio mandato e di aver ricevuto richiesta di restare al suo posto dal suo collega, il Ministro Padoan.
Accade due volte, il 2 e il 4 marzo, e non sull'«Eco di Chiesina Uzzanese», ma sui due principali quotidiani italiani.
Credo che questo fatto sia già in sé stupefacente, perché prima di porci il problema - che ci porremmo in quest'Aula - se sia necessario ricorrere al codice civile e ai poteri che spettano all'azionista di Consip per risolvere una situazione difficile da capire per ragioni che dirò a breve, il punto di fondo è che lei è qui e tra poco interverrà per rivendicare la sua estraneità ai fatti e per sostenere che il più alto dirigente della più importante stazione appaltante italiana l'ha calunniata, mentre un suo collega aveva in mano le dimissioni di codesto calunniatore e gli avrebbe detto di restare al suo posto, per due volte.
Non solo: non più tardi di qualche giorno fa il Ministro Padoan ha anche spiegato che questo signore dovrebbe restare al suo posto fino alla fine del mandato, addirittura fino all'approvazione del bilancio del suo ultimo anno di mandato.
Perché succede tutto questo? Perché lei si presenta con una compagine, quella del Governo, assolutamente empatica nei suoi confronti, quasi su un piano presepiale, in presenza di una contraddizione così stridente e inspiegabile?
Cosa avrà mai di speciale questo signor Marroni, per cui nessuno non osa toccarlo neppure con un fiore, nemmeno dopo che l'avrebbe calunniata?
Peraltro, se l'avesse solo calunniata potrei farmene una ragione.
Dovremmo poi andarci piano con questi termini. Come lei sa, da un certo punto di vista la calunnia è un'aggravante della falsa testimonianza, perché significa mentire nel corso di un'inchiesta ai magistrati o all'autorità di polizia giudiziaria, ed è più grave della falsa testimonianza perché è volta a far cadere le colpe su una persona che non le ha.
Questo reato, tuttavia, è perseguibile d'ufficio o per querela: d'ufficio non è stato perseguito, perché questo signore non è stato denunciato dai magistrati per calunnia.
Quanto alla querela, della sua non c'è traccia, mentre ricordo in circostanze simili quelle dei suoi predecessori: di recente il collega Bettini, già parlamentare europeo e senatore, ha annunciato la presentazione di un una querela per calunnia contro Buzzi, che ha detto di avergli dato dei soldi; Rutelli in quest'Aula ci spiegò con grande enfasi che aveva intenzione di denunciare per calunnia Lusi.
È normale, succede. Ma Lei non l'ha fatto.
In questo caso, quindi, sarei cauto nel dire se Marroni sia un calunniatore o non lo sia: sono problemi vostri, ve la vedete tra di voi; poi, vi conoscete tutti da tanto e la risolverete, ne sono certo, questa questione.
Tuttavia, siamo arrivati persino al paradosso che questo amministratore delegato si è giustificato pubblicamente dicendo che un bravo amministratore i favori se li fa chiedere da tutti, perché tanto l'importante è che poi non li faccia.
Non so se lei può comprendere - seguendo, perché vedo che in questo momento, probabilmente, è preso da altre cose - la dinamica del ragionamento di Marroni, che si giustifica dicendo: «Non siamo monaci tibetani».
Perciò, se uno non è un monaco tibetano e gestisce la Consip, se gli si presenta un signore che gli fa una richiesta per truccare una gara, gli risponde, prende appunti, ne parla in un appuntamento e, dopo una discussione, tutto si risolve perché la gara non viene truccata.
Questo paradosso non lo riporto io, perché l'ho sentito dire o perché è una voce: anche questo è uscito su tutti i giornali, virgolettato, non sanzionato, non in alcun modo smentito ne dal Ministro ne dallo stesso Marroni che si è assunto la responsabilità di dichiarare queste sciocchezze.
C'è un silenzio assordante attorno a questo personaggio e lei si presenta qui oggi dopo tutti questi giorni di silenzio.
Qualcuno dovrebbe spiegare a questo signore che se qualcuno gli propone una cosa del genere sta tentando una turbativa d'asta e che lui ha il dovere d'ufficio di riferirlo all'autorità giudiziaria e di avvertire il suo azionista e l'organo di controllo.
Oltretutto è proibito dal codice etico ascoltare e avere incontri con persone che hanno intenzioni di questo genere con la mediazione di altri.
Quindi, a me non interessano le vostre incomprensioni, o se lei è calunniato o no.
E mi interessa ancora meno, francamente, se qualcuno va a parlare della Madonna di Medjugorje e un altro capisce che deve ricevere un faccendiere per favorire una gara.
Sono seri problemi di linguaggio, che non riguardano il sottoscritto e non riguardano il Senato della Repubblica.
Riguardano i magistrati Al Senato della Repubblica riguarda un tema politico, invece.
Non è pensabile, non è possibile, che lei sieda in un Consiglio dei ministri nel quale, da un lato, racconta a noi, alla pubblica opinione, di essere perseguitato da calunnie e da calunniatori mentre, dall'altro lato, con la mano sinistra, con lo stesso Governo, non solo copre la possibile ed eventuale calunnia di cui lei parla, ma copre una serie di comportamenti e di dichiarazioni che sono inconcepibili.
Anche perché la sua posizione è ancora da stabilire, ma quella dell'amministratore delegato no.
Egli ha ammesso di avere tolto le cimici perché sapeva che c'era l'inchiesta.
Quindi, ha ostacolato l'inchiesta.
E non nega di avere rapporti col faccendiere, perché dice che è normale averli: basta non truccare le gare. E questo la rende, francamente, fragilissimo.
Lei arriva in quest'Aula in una condizione di fragilità disarmante.
Ora, niente di male: si riprenderà.
Lei ha già avuto una carriera che dovrebbe riempirla di soddisfazioni, perché a passare dagli scranni del consiglio comunale di Montelupo Fiorentino a fare il Ministro, mi sembra che si possa accontentare.
Le è già andata parecchio bene.
Quasi tutti noi abbiamo fatto gavette più lunghe e, quindi, sono sicuro che, in un modo o nell'altro, uscirà comunque bene da questa vicenda.
Poi lei è giovane, è pieno di idee (non la chiamano "il lampadina?") e sono sicuro che ne uscirà. Il suo problema qui, però, non è di natura personale; il suo problema è chiarire a quest'Aula questa vicenda politica, questo dualismo inspiegabile tra Lei e Marroni.
Ed è una vicenda politica inspiegabile perché, poi, di cosa ci si convince?
A prescindere dal fatto che lei fosse o meno il palo, perché questo lo chiarirà con il suo avvocato ai magistrati, ci si convince che lì dentro succedessero delle cose molto gravi e che qualcuno, in questo momento, si preoccupa di far "passare la nottata", di non intervenire, come se lo Stato non ci fosse.
Questo è grave, anche perché, mentre nel suo caso c'è tutto un tema di garanzie, che le spettano e che io le riconosco, nel caso invece dell'amministratore della Consip ci sono dei temi di natura amministrativa, quelli che io ho sollevato.
Violare il codice etico è un problema amministrativo; non informare l'azionista è un problema amministrativo.
Ritenere di potere intrattenere rapporti personali per questioni che non siano questioni del mandato di ufficio: è un dovere amministrativo non farlo.
Se lo fai, ovviamente, ti metti in una condizione sanzionabile.
Non ho visto queste sanzioni.
L'ho vista, invece, molto solo nella sua posizione; e tutto questo mi induce a dire che il tema vero di questa discussione non è se si esce o si resta in Aula.
Colleghi del Movimento 5 Stelle, io uscirò dall'Aula, ma in cambio non ho chiesto proprio nulla, per la semplice ragione che non mai votato per le dimissioni di una persona che aveva ricevuto un avviso di garanzia.
Non ho mai fatto lo spiritoso con chi avesse ricevuto avvisi di garanzia.
(Applausi dai Gruppi CoR e GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL, RI) e dei senatori Rizzotti e Scilipoti Isgrò).
Non ho mai scherzato con questi temi e neanche lo farò oggi. Però, con tutto il rispetto per Montelupo Fiorentino, questo è il Senato della Repubblica e le favole non valgono.
Non prendiamoci in giro.
Questo problema non significa che questa posizione che lei oggi viene a rappresentarci sia credibile o presentabile sul piano politico.
Risolvetela questa questione, perché ci rivedremo in quest'Aula per risolverla. Risolvetela, perché non si possono fare tutte le parti in commedia.
In conclusione, usciremo dall'Aula, certo; usciremo dall'Aula anche con qualche memoria e rimpianto verso i molti Ministri della Repubblica che si sono comportati, comunque, meglio di lei.
Infatti, trovandosi in condizioni molto più presentabili, soltanto per avere ricevuto un avviso di garanzia, e anche a volte senza averlo ricevuto, persone che avevano responsabilità anche minori delle sue, e che esponevano anche meno di Lei il Governo in un momento difficile del Paese (se vogliamo, anche della sua parte politica), non ci hanno pensato un momento ad andarsene.
(Applausi della senatrice Bignami).
Se vuole glieli cito: da Storace, al Ministro Lupi recentemente, alla Ministra Idem. Ma posso citarne quanti ne vuole.
Persone molto più semplici di lei, molto meno fortunate di lei, con carriere molto meno brillanti delle sue e, a volte, anche molto meno giovani di lei. Ci rifletta, signor Ministro, ci rifletta.
Questo è un consiglio. Io non mi permetto di giudicare la sua posizione giudiziaria; ma nella sua posizione politica davvero mi auguro di non finirci mai e di non dovermi mai presentare in un'Aula nella condizione politica in cui lei si trova questa sera.
Per questo, alla fine della discussione, noi lasceremo l'Aula e non parteciperemo alla votazione, perché non possiamo né da un lato avallare questa situazione politica, né dall'altro usare un'arma impropria per aggredirla.
L'arma propria, parlamentare, la nostra mozione per azzerare i vertici Consip, è già sul tavolo del Presidente del Senato; quel giorno non faremo sconti e chiuderemo questa partita.
(Applausi dai Gruppi CoR, FI-PdL XVII e GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL, RI)).
Mozione per l'azzeramento dei vertici di CONSIP
Il testo della mozione presentata con Quagliariello e altri colleghi in Senato, chiedendo l'azzeramento dei vertici di CONSIP.
I sottoscritti Senatori, premesso che:
- nei giorni 2 e 3 Marzo 2017, sui giornali L'Espresso, Il Fatto Quotidiano e su altre testate sono stati pubblicati ampi stralci di dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria dal dottor Luigi Marroni, Amministratore Delegato in carica della CONSIP, a margine dei resoconti giudiziari sulle inchieste delle Procure di Napoli e di Roma relative ad alcune gare d'appalto;
- dai verbali sopra richiamati emergerebbero gravissime affermazioni rese alla Magistratura dal dottor Marroni, riguardo il ruolo del Ministro Luca Lotti, del Presidente Luigi Ferrara, del dottor Filippo Vannoni e di alcuni ufficiali dei Carabinieri che, a suo dire, lo avrebbero messo in guardia rispetto alle attività investigative messe in atto dalle autorità inquirenti, anche attraverso intercettazioni ambientali negli uffici dei vertici della CONSIP;
- nei medesimi verbali il dottor Marroni racconta di aver subito pressioni dal signor Tiziano Renzi e dal faccendiere Carlo Russo per orientare una gara d'appalto indetta dalla CONSIP, precisando le seguenti circostanze: "Russo per rafforzare la sua richiesta, mi disse in modo esplicito che questo affare non interessava solo lui ma dietro la società che stava rappresentando vi erano gli interessi di Denis Verdini, facendomi capire chiaramente che avrei dovuto impegnarmi nel senso da lui prospettato, ribadendomi che io ricoprivo questo incarico grazie alla nomina che mi era stata concessa dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Devo ammettere che questa richiesta mi turbò molto perché mi rendevo conto che se non avessi dimostrato di agevolare l'azienda segnalatami dal Russo avrei rischiato il posto ma di contro ero fortemente intenzionato a non dare seguito alla richiesta in quanto palesemente contraria alla legge";
- in un'intervista concessa al quotidiano La Repubblica, il 2 Marzo 2017, al giornalista che gli chiedeva conferma delle presunte pressioni ricevute da Tiziano Renzi, il dottor Marroni rispondeva testualmente: "Posso solo rispondere così: da molti anni occupo posizioni che mi danno potere decisionale, così la gente pensa di potermi chiedere favori e che io possa farli. Il segreto è uno solo: non fare questi favori, lasciare che te li chiedano e non farli";
- il successivo 4 marzo, intervistato dal Corriere della Sera, il dottor Marroni approfondiva il concetto con le seguenti affermazioni: “Capita che ti chiedano un favore, io di solito faccio finta di prendere un appunto e poi lo butto via. L’importante è non superare quella linea che ti porta a compiere un illecito”. Richiesto dal giornalista di spiegare la ragione per cui non ha denunciato le pressioni che avrebbe riferito ai magistrati di aver subìto, il dottor Marroni rispondeva: “Se ti chiedono un favore non è che subito ti metti a urlare e rovesci il tavolo. L’importante è non farlo quel favore. E io non l’ho fatto”.
- anche a voler concedere di non dover prendere in considerazione i testi delle dichiarazioni rese a verbale dal Marroni, trattandosi di anticipazioni giornalistiche, che comunque non sono state smentite né dalle Procure interessate né dal Marroni stesso, le dichiarazioni virgolettate nell'intervista non possono che generare sconcerto e perplessità;
- l'Amministratore Delegato di una delle principali stazioni appaltanti nazionali dovrebbe infatti ben sapere che richiedere favori per orientare una gara è un reato, perché costituisce una turbativa d'asta, mentre se la richiesta si spinge ad una minaccia indiretta, tale da turbare la serenità di un pubblico ufficiale, il reato configurabile è quello di concussione;
- quando qualcuno chiede favori all'Amministratore Delegato della CONSIP con toni blandi o, peggio, minacciosi, questi non ha altra alternativa che denunciare l'accaduto alla Magistratura;
- omettere la denuncia significa infatti venir meno a un dovere d'ufficio, dando luogo a una prassi che incoraggia il ripetersi di comportamenti di questo genere nei confronti di altri dirigenti della CONSIP, sempre al fine di alterare il corretto svolgimento delle gare;
- la condotta del dottor Marroni, orgogliosamente rivendicata nelle sue esternazioni sulla stampa, viola il punto 3.2 lettera c) del Codice etico della Consip, che raccomanda ai destinatari di "operare nei rapporti con i terzi con imparzialità, trasparenza e correttezza, evitando di instaurare relazioni che siano frutto di sollecitazioni esterne o che possano generare un conflitto di interesse";
- a prescindere dalla condotta poco trasparente dell'Amministratore Delegato, non è inoltre secondaria la questione che egli sembra aver sollevato nei confronti del Ministro Lotti riguardo le presunte violazioni del segreto d'ufficio di cui quest'ultimo si sarebbe reso responsabile avvertendolo delle intercettazioni in corso;
- mentre non si ha notizia di alcuna iniziativa legale adottata dal Ministro per denunciare una pretesa calunnia o altra attività diffamatoria in suo danno, è evidente come tutta questa situazione getti un'ombra sulla credibilità della trasparenza della CONSIP e dello stesso Governo, in una vicenda giudiziaria che avrà bisogno dei suoi tempi per definire ogni eventuale responsabilità;
- in tale contesto, non è noto alcun intervento adottato dal dottor Marroni, nella qualità di amministratore delegato di Consip s.p.a., per revocare la procedura di appalto rispetto alla quale egli stesso ha dichiarato di avere ricevuto pesanti minacce che lo avrebbero “molto turbato”, in quanto era consapevole di essere destinatario di una richiesta “palesemente contraria alla legge” volta a favorire un’azienda sotto una pressione tale da indurlo a dichiarare: “se non avessi dimostrato di agevolare l'azienda segnalatami dal Russo avrei rischiato il posto”.;
- né risulta alcun intervento adottato dal dottor Marroni o dai vertici responsabili di Consip s.p.a. per denunciare alla Magistratura gli interventi illeciti scoperti solo per effetto delle attività di indagine in corso;
- anzi, i vertici Consip, informati illecitamente delle indagini in corso, si sarebbero attivati in una direzione opposta rispetto a quella che sarebbe stata coerente con un atteggiamento di leale collaborazione con le autorità inquirenti, realizzando una bonifica ambientale, e quindi rimuovendo le apparecchiature installate dagli inquirenti per le intercettazioni ambientali, a supporto dello sviluppo investigativo in corso, così pregiudicando in maniera irrimediabile le indagini;
- il complesso di questi elementi non consente affatto di affermare che il dottor Marroni e i vertici della Consip abbiano manifestato un atteggiamento trasparente e di leale e fedele collaborazione con le autorità inquirenti, come invece dovuto da parte di pubblici ufficiali, per giunta incaricati di così delicate competenze proprio a tutela degli interessi pubblici in tema di appalti e contratti pubblici, né che abbiano adottato alcuna misura per revocare l’appalto così pesantemente interessato dalle attività illecite solo ora segnalate (ma non denunciate), o puntellarne in qualsiasi altro modo le condizioni di legittimità e trasparenza, preoccupandosi solo di impedire agli inquirenti di potere proseguire nelle attività di indagine in corso, senza denunciare gli illeciti dei quali hanno dichiarato di avere avuto immediata consapevolezza, e attivandosi anzi per ostacolare le indagini in corso delle quali avevano puntuale cognizione;
- non risulta l’eventuale segnalazione di tali rilevantissime e palesi distorsioni sul regolare andamento aziendale né nei confronti degli organi di controllo interni, del collegio sindacale, dell’Organismo di vigilanza istituito ai sensi del d.lgs. n. 231/2001, né nelle informative periodiche che gli amministratori di Consip sono tenuti a fornire trimestralmente ai sensi dell’art. 11.7 dello Statuto sociale al Dipartimento del Tesoro e al Ministro dell’economia e delle finanze per verificare la rispondenza dell’azione sociale alle direttive impartite e al piano generale approvato, né si ha notizia dell’esercizio da parte del Dipartimento del Tesoro di iniziative volte ad acquisire notizie e informazioni sulla gestione e amministrazione della Società, come invece prescritto ai sensi dell’art. 11.8 dello Statuto sociale, che avrebbero potuto essere attivate soltanto dalla segnalazione tempestiva e corretta da parte degli Amministratori di quelle che ora vengono prospettate come minacce destinate a “turbare molto” il destinatario delle stesse.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti Senatori impegnano il Governo:
- a esercitare tutti i poteri spettanti al Ministro dell’economia e delle finanze, in qualità di socio unico di Consip s.p.a, per promuovere l’immediato rinnovo degli attuali vertici della CONSIP, essendo assolutamente prioritario ricostruire immediatamente l'immagine dell'Azienda intorno ad un management totalmente estraneo alla vicenda giudiziaria in corso prima di dovere essere costretti ad adottare una delle misure di sospensione o decadenza previste ai sensi dell’art. 13 dello Statuto sociale, anche in considerazione della palese violazione di puntuali adempimenti espressamente prescritti dallo Statuto per la regolare gestione e che non hanno consentito all’azionista di esercitare precisi poteri di informativa per orientare tempestivamente la gestione e l’amministrazione della società nel senso conforme alle più palesi prescrizioni di legge, con piena consapevolezza degli amministratori di Consip interessati;
- a individuare e sospendere tutte le gare per le quali l'Amministratore Delegato, il Presidente o altri Dirigenti siano stati oggetto, per usare le parole del dottor Marroni, di altre "richieste di favori".
Impegnano altresì il Ministro dell’Economia e delle finanze, ferma l’immediata adozione degli interventi sulla governance della società sopra indicati, a riferire tempestivamente in Parlamento circa i risultati di un'inchiesta amministrativa che definisca le dimensioni di questo tipo di pressioni indebite nell'ambito della recente attività della CONSIP o di altre società controllate dal Ministero dell’economia e delle finanze e dell'eventuale coinvolgimento di altri dirigenti in vicende di questo genere, nonché nelle altre strutture pubbliche nelle quali il dottor Marroni, per come dallo stesso dichiarato, abbia “da anni occupato posizioni” che gli abbiano dato “poteri decisionali”.
Le dichiarazioni del dottor Marroni, che lasciano intendere come, nel suo modello gestionale, interlocuzioni finalizzate a condizionare le gare siano una normale e routinaria consuetudine, esigono infatti un approfondimento che non può essere rinviato.
Roma, 7 Marzo 2017.
I Senatori Andrea Augello e Gaetano Quagliariello
Intervento al Senato, su mio voto contrario alla fiducia
Questo è il mio intervento al Senato, quando ho motivato il voto contrario alla richiesta della fiducia al governo sulla legge di stabilità.
Come si può vedere era noto a tutti che avremmo avuto problemi di coperture nei primi mesi del 2017.
(Per vedere la registrazione:
- fare clic su http://webtv.senato.it/video/showVideo.html?seduta=732&leg=17&offset=4545
- poi, nella colonna a sinistra, clic sull'icona DISCUSSIONE DELLA QUESTIONE DI FIDUCIA
Attendere che nella registrazione il Presidente Grasso dia la parola al primo intervento della Senatrice Bottici.
A quel punto, sempre nella colonna a sinistra, fare clic su AUGELLO)